Nuovi farmaci e anticorpi monoclonali contro Parkinson e Alzheimer. Si stanno studiando le nuove soluzioni per impedire la neurodegenerazione, inibendo l’aggregazione delle proteine difettose nel cervello che formano agglomerati tossici per i neuroni.
Gli esperti che hanno partecipato al convegno all’Accademia Nazionale dei Lincei hanno illustrato le nuove prospettive. Tra i promotori dell’evento c’è il biochimico Maurizio Brunori, professore emerito della Sapienza e presidente emerito della Classe di Scienze Fisiche Matematiche e Naturali dell’Accademia dei Lincei.
“La forma delle proteine è fondamentale per il loro corretto funzionamento nella cellula”, spiega Brunori.
“Le proteine difettose tendono a legarsi fra loro formando fibrille tossiche che nel tempo diventano sempre più lunghe e numerose. Scioglierle una volta formate è ancora impossibile, mentre un tentativo a cui si sta lavorando con qualche prospettiva di successo è quello di inibire con farmaci e anticorpi ad hoc la formazione dell’agglomerato quando è ancora costituito da poche proteine difettose”.
In questa ricerca un grande contributo fu dato dal chimico britannico Christopher Martin Dobson, premiato dai Lincei nel 2014 e recentemente scomparso. Tra i suoi allievi all’Università di Cambridge c’è anche l’italiano Michele Vendruscolo, che ai Lincei ha presentato i risultati più recenti ottenuti nella ricerca di nuovi farmaci per l’Alzheimer. A Cambridge lavora anche un’altra italiana ospite del convegno, Maria Grazia Spillantini, i cui dati dimostrano come lo studio dei meccanismi di aggregazione delle proteine sia al centro anche della ricerca sul Parkinson.
La struttura 3D delle proteine è infatti la chiave per la lotta a moltissime malattie, compresa la Covid-19: può infatti aiutare a capire il modo in cui le diverse varianti del virus SarsCoV2 interagiscono con le cellule umane, come indicano gli studi presentati da Gerhard Hummer dell’Istituto di biofisica Max Planck in Germania.
(Fonte notizia Ansa)