Morbo di Crohn future cure nuove con batteri buoni

Morbo di Crohn future cure nuove con batteri buoni

Morbo di Crohn future cure con batteri “buoni” chiamati GUT-103 e GUT-108, sviluppati dalla Gusto Global, una società biotecnologica.

I risultati dello studio sono pubblicati su Nature Communications.

I ricercatori hanno condotto gli esperimenti con colonie di batteri vivi nei topi, osservando che il trattamento preveniva e trattava la colite immuno-mediata cronica e quella ulcerosa. I riscontri positivi sono incoraggianti per trovare futuri trattamenti efficaci e mirati.

Balfour Sartor, uno degli autori e professore di medicina, microbiologia e immunologia della University of North Carolina Health Care, spiega che lo studio dimostra che potrebbe essere possibile ripristinare le normali funzioni dei batteri buoni anche nell’intestino dell’essere umano. Ciò avverrebbe prendendo di mira la causa stessa della malattia infiammatoria intestinale e non curando i sintomi come accade con le tradizionali terapie a base di immunosoppressori. Tali farmaci infatti hanno anche gravi effetti collaterali.

“L’idea con questo trattamento è di ripristinare la normale funzione dei batteri protettivi nell’intestino, prendendo di mira la fonte di IBD, invece di trattare i suoi sintomi con immunosoppressori tradizionali che possono causare effetti collaterali come infezioni o tumori.

Colonie di batteri buoni composte da 17 ceppi

Le colonie di batteri buoni GUT-103 sono composte da 17 ceppi che si nutrono e proteggono a vicenda. Le colonie GUT-108 invece, sono una versione più sofisticata che contiene altri 17 ceppi di batteri.

Per il trattamento i batteri sono stati somministrati per via orale tre volte alla settimana su topi privi di germi, che erano stati appositamente sviluppati e trattati con batteri umani. I gruppi di batteri permanevano nel colon per lunghi periodi di tempo, a differenza di molti probiotici che restano solo temporaneamente.

I batteri hanno svolto la funzione di invertire l’infiammazione mirando direttamente ai bersagli che la causano, anziché alle singole citochine che provocano l’infiammazione. Le colonie di batteri buoni hanno avuto la capacità di ridurre i batteri patogeni e produrre metaboliti benefici per la guarigione della mucosa e per le risposte immunoregolatrici. “In poche parole: il trattamento ha aumentato i buoni e diminuito i cattivi”, spiega Sartor.

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(Fonte: ‘Good’ Bacteria Show Promise for Clinical Treatment of Crohn’s Disease, Ulcerative Colitis)

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