Interruzioni del sonno promuovono l’aumento dell’amiloide beta nell’Alzheimer

Interruzioni del sonno promuovono l’aumento dell’amiloide beta nell’Alzheimer

Interruzioni del sonno promuovono l’aumento dell’amiloide beta nell’Alzheimer. Ricercatori del Baylor College of Medicine hanno effettuato test sui topi con con Alzheimer. Dai risultati ottenuti hanno compreso che il nucleo reticolare talamico ha un ruolo importante nell’accumulo della placca A-beta, che è alla base della sindrome dell’Alzheimer.

Il nucleo reticolare talamico è un’area del cervello essenziale per il mantenimento del sonno e per la regolazione del sonno a onde lente. 

Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, suggerisce che agendo sul nucleo reticolare talamico, si può contrastare l’Alzheimer.

Nucleo reticolare talamico è attivo quando si dorme

Jeannie Chin, professoressa di neuroscienze e autrice dello studio, ha spiegato che il nucleo reticolare talamico è di particolare interesse perché si è notato che la sua attività è ridotta nei topi con Alzheimer, rispetto a quelli sani. Questa regione del cervello è effettivamente più attiva quando si dorme perché serve a ridurre la percezione di disturbi sensoriali come suoni, luci o alti input esterni.

Rohan Jagirdar, altro ricercatore dello studio, riferisce che un nucleo reticolare talamico meno attivo e più “silenzioso”, possa essere una delle cause principali delle interruzioni del sonno nei soggetti con Alzheimer, condizione molto comune nelle persone con questa patologia.

Disturbi del sonno e Alzheimer

Analizzando l’attività cerebrale dei topi (alcuni con il modello murino della malattia di Alzheimer, altri no) durante il sonno, si è notato che i topi con l’Alzheimer tendevano a svegliarsi il 50% in più rispetto ai topi sani.

Inoltre, i topi con Alzheimer facevano meno ore di sonno profondo ristoratore, ovvero la fase del sonno più importante per eliminare i prodotti di scarto da parte del cervello.

Questi deficit durante il sonno sono stati osservati nei topi durante la prima fase della malattia, prima dello sviluppo di problemi alla memoria.

La professoressa Chin dichiara che è una scoperta rilevante anche per gli esseri umani, poiché dimostrerebbe che i problemi di sonno, e in particolare la frammentazione così come gli altri disturbi, possono essere collegati ad un aumento del rischio di Alzheimer.

(Fonte: Restoring normal sleep reduces amyloid-beta accumulation in mouse model of Alzheimer’s disease)

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