Sclerosi multipla: nuove speranze con il trapianto di cellule staminali.
Sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Stem Cell i risultati di uno studio clinico di fase precoce nel trattamento della sclerosi multipla.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale, causando danni alla mielina (la guaina protettiva delle fibre nervose) e alle cellule specializzate nella sua produzione, nonché alle fibre nervose stesse.
I risultati del nuovo studio sul trapianto di staminali
In questo studio, un team internazionale di ricercatori provenienti dall’Università di Cambridge (Regno Unito), dall’Università di Milano-Bicocca e dall’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) ha testato per la prima volta su esseri umani un trattamento che coinvolge l’iniezione diretta di cellule staminali neurali nel cervello di pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva.
Le cellule staminali neurali sono state scelte perché, durante lo sviluppo embrionale, danno origine a tutte le cellule del sistema nervoso centrale, compresi i neuroni. L’obiettivo del trattamento era ridurre il processo infiammatorio associato alla sclerosi multipla, che danneggia la mielina e ostacola la trasmissione del segnale tra le cellule nervose.
I pazienti coinvolti nello studio, che erano già in una fase avanzata della malattia e spesso in sedia a rotelle, hanno ricevuto dosi variabili di cellule staminali neurali direttamente nel cervello. Nel corso del trattamento, hanno anche ricevuto terapie immunosoppressive per evitare il rischio di rigetto delle cellule staminali.
I risultati preliminari sembrano promettenti. Nessun paziente ha riportato effetti collaterali significativi nei 12 mesi successivi all’iniezione. Non sono stati osservati episodi di ricaduta della malattia né deterioramento del movimento o della funzione cognitiva. Le scansioni cerebrali hanno evidenziato un minore restringimento del volume cerebrale nei pazienti che avevano ricevuto dosi più elevate di cellule staminali, suggerendo una potenziale riduzione dei processi infiammatori.
Aumento di carnitine
Le analisi del fluido cerebrospinale hanno anche mostrato che i pazienti che hanno ricevuto dosi più elevate avevano maggiori quantità di carnitine, composti che potrebbero svolgere un ruolo nella protezione dei neuroni.
Tuttavia, è importante notare che è ancora presto per stabilire se il cambiamento osservato è attribuibile alle cellule staminali o ai farmaci immunosoppressori. Saranno necessari ulteriori studi su scala più ampia per confermare o smentire questi risultati e comprendere meglio l’efficacia e la durata degli effetti del trattamento. Inoltre, sarà importante rendere queste terapie più accessibili per aumentare la partecipazione e migliorare la precisione dei risultati.